LOCKDOWN NR.1 – PICCOLA OSSERVAZIONE SUL COVID-19 /LOCKDOWN
E’ un pò che tento di scrivere qualcosa transitando da una scrivania all’altra , dal letto al divano fino al balcone, scrutando un Nulla inquietante. Alla fine non l’ho fatto. Scrivere , dico. Ma questi di quarantena sono giorni che sono passati e passano, a volte veloci a volte lenti e in cui tutto tutto cambia. E non è solo che un giorno fa caldo e il giorno dopo devi mettere i guanti, no. Non è quello.
Cambia che ti dicono che va tutto bene, poi in ufficio saltano fuori i distributori di gel antibatterico, poi ti dicono che si ,forse è meglio chiudersi a casa. Che poi ok, meglio chiudere tutto e tu da una settimana all’altra passi dallo smart working, che la tua azienda fino a due giorni prima manco sapeva cosa fosse, alla cassa integrazione.
Che ci rimani anche male perché i primi tre giorni di smart working li hai impiegati a creare un angolo lavorativo , a prova di disordine di gatti saltanti e cani zampanti, a cercare di fare funzionare, rete, server, e la password di Skype che non aprivi più da almeno 10 anni. Era tutto pronto , perfettamente organizzato e ti dicono che no, non serve piu neanche lavorare che tanto sono tutti chiusi e quindi ciccia.
Come nel racconto di Dino Buzzati Sette piani. Andratuttobene
SECONDO STEP DELLA QUARANTENA PER LOCKDOWN
Allora pensi di dedicarti alla pasticceria, a fare torte, ma è finita la farina, che di torte non ne facevi da un bel pò, e fare la spesa, e quindi il pensiero di due ore di fila per un sacchetto agognato e magari pure il lievito , proprio no. Io prendevo in giro quelli che hanno svuotato i supermarket la prima settimana, ma parliamoci chiari non sarà giusto, eppure loro ci hanno visto bene sti catastrofisti , scimmie impaurite li chiamavo, a litigarsi le pipe per il sugo . Ma la farina sicuro l’hanno…
Scherzi a parte penso che meno male, meno male che non ho scritto. Perché ho creduto a tutto e poi al contrario di tutto. Al tempo stesso poi penso che ognuno abbia detto la propria e quasi tutti hanno poi dovuto ritrattare, scusarsi o chiudersi in un imbarazzato silenzio.
Io non nascondo di avere persino tifato per il Covid-19 all’inizio, quando sembrava docile. Una specie di Robin Hood che anziché togliere ai ricchi per donare ai poveri, creava disagi all’uomo , regalando in cambio aria respirabile, città deserte , e nuovi spazi agli animali increduli. Alla fine suvvia era un’influenza tosta, non certo Ebola..
Poi si è capito che non si scherzava e alla fine che non si scherzava per nulla e tutto ha preso una piega diversa . Il mare poetico dei delfini che tornavano ai porti deserti è diventato il mare di sirene delle ambulanze, che ad ogni ora , qualsiasi cosa si facesse, ti riportavano alla realtà dei fatti. Quale realtà però?
TERZO STEP DELLA QUARANTENA: INQUIETUDINE
Perché non l’ho ancora capita. Questo senso di minaccia reale io l’ho avvertito non dopo i decreti di Conte, ma una domenica uscendo con il cane quando, in un silenzio irreale, ho iniziato a sentire l’inno di Mameli. Suonava lontano, inquietante perché fuori contesto , e io ad aguzzare le orecchie ma che è, mi ripetevo ? Poi le bandiere appese, gli arcobaleni disegnati dai bambini , cioè i bambini che ti scrivono “andrà tutto bene” con le strade deserte , la morte nelle case , come nei film horror, e gli applausi fuori dai balconi. Che forse , hanno senso in città, ma che uno da solo esca sul balcone ad applaudire… poi capisci che ti manca solo di vedere gli orologi molli di Dalì o il gatto gigante di Bulgakov del Maestro e Margherita.
Il colmo l’ho raggiunto facendo la fila al supermercato , fila che prima riuscivo a svicolare andando ad orari assurdi , ma poi non è servito neanche più quello. All’inizio oltre a richiedere la mascherina, ti facevano indossare i guanti e seguire un percorso obbligato, tipo museo. Tutto per comprare un broccoletto. Dopo 5 giorni l’acquisto del solo broccoletto diventava fuorilegge , quindi ho dovuto pure agguantare dei lupini che non se li filava nessuno. 3 confezioni . Poi prima di entrare, oltre alla ormai nota vestizione, hanno iniziato a spararti in fronte una croce luminosa per leggerti la temperatura. Andratuttobene, si.
Ma lo dico, io non vado più a fare la spesa lì dopo aver riconosciuto nel monatto che mi prendeva la temperatura, gli occhi imbarazzati di quel barista brillante , che la mattina nello stesso supermercato , da anni ci preparava il cappuccino, a me e a quelli in fila. Questo ha segnato la linea dello stop e l’innescarsi di una profonda sensazione che dovevo condividere senza timore.
Del resto , ora, puoi anche cucinare, improvvisare e anche poter preparare schifezze con il broccoletto ormai color senape che non puoi piu permetterti di buttare, con la giustificazione di “non aver tutti gli ingredienti purtroppo sai la spesa…” , riceverai sempre un sorriso invece di finire su “Cucinaremale”. Le cose cambiano. Si.
O forse riflettendo è stata anche l’ osservazione di chi ho sentito dire “sembra un film di fantascienza!” – Però pensavo a questa estate , quando la Siberia bruciava, e poi quando ha iniziato a bruciare anche l’Amazzonia e poi l’Australia , nessuno ha pensato che fossimo in un film di fantascienza . E neanche quando hanno iniziato a girare le prime foto dell’isola di plastica nell’oceano Pacifico, degli orsi bianchi in fin di vita . Anzi qualche noto personaggio televisivo ha chiesto pure di non fare più vedere certe immagini di orsi ossuti , perché angoscianti…e qua mi scatta l’amarezza. E anche qualcosa di più.
Non so prevedere un futuro tanto incerto . Magari vivremo per sempre come fanno milioni di cinesi ormai da anni, muniti di mascherina fissa E ci abitueremo anche a questa nuova normalità .
QUINTO STEP DELLA QUARANTENA: CAPIRE CHE LA NORMALITA’ NON E’ QUELLA CHE ABBIAMO VISSUTO SINO AD ORA
L’unica cosa certa che mi sento di dire è che il nostro Pianeta è un organismo e gli organismi sono strutturati per combattere tutto ciò che possano ucciderlo . E’ Primavera, i fiori sbocciano, le gemme esplodono di salute, e gli alberi puntano al cielo energici , severi . Persino gli uccelli mi svolazzano di un volo insolitamente sicuro , quasi sfrontato, davanti la finestra.
Io oggi , chiusa in casa da N giorni guardo fuori e tutto ciò che rimane puro e inattaccabile è esattamente ciò che abbiamo sempre sfruttato e distrutto . Loro fuori belli, in un’aria quasi salubre dopo tanti anni , io dentro .
Non nascondo che il virus oggi, con certezza, mi sento io.
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